giovedì 22 maggio 2025

📷 Foto del paese di Monacilioni [CB] (maggio 2025)

una serie di pale eoliche presso le campagna di Monacilioni

uno tra gli scatti più riusciti delle splendide colline verdi con le pale eoliche

Monacilioni è rinomata - almeno per quelli che abitano vicino la città di Campobasso - per essere il paese con le campagne dove sono state istallate una miriade di pale eoliche. Alcune di queste sono visibili anche in molte zone della città e inoltre durante i mesi invernali è possibile assistere a volte all’imbiancamento di queste colline, che sono tra le più alte di buona parte del Molise. Infatti l’altitudine massima va gli oltre i 900m mentre quella minima è addirittura attorno ai 360m.
[ FONTE: http://www.comuniweb.it ]

Qui probabilmente mi sono riusciti alcuni tra i migliori scatti… Ovviamente non ha influito solo il posto ma anche l’orario e la giornata clemente, che hanno creato una luce ottimale sull’erba della collina, oltre ovviamente alle condizioni favorevoli della stagione - la primavera - che rende i prati incredibilmente verdi.



vista della città di Campobasso dalle alte colline di Monacilioni





vista di una parte del paese dall’alto con Campobasso all’orizzonte

un 'altra
vista di una parte del paese dall’alto con Campobasso all’orizzonte

incrocio principale del paese dove si collegano via Corso Umberto I la strada provinciale 149



 furgone del fruttivendolo a Monacilioni

Durante il giorno lavorativo il paese è poco “trafficato” e quelle poche persone che si intravedono sono donne che escono fuori la porta di casa oppure qualche tizio che si ritrova al bar per fare due chiacchiere. Nella foto in alto c’è un furgone del classico fruttivendolo…

 

un auto e un furgone del fruttivendolo posteggiati nel cuore del paese…

Cappella di Santa Reparata a Monacilioni, l’unica chiesa presente nel paese

Tra le perdite più significative causate dalla frana c'è la chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, risalente al XIII secolo e rifatta nel XVIII secolo in stile barocco. Oggi, rimangono solo parte della facciata e della scala di accesso, oltre all'impianto per via delle fondamenta. Tuttavia, la Chiesa di Santa Reparata, restaurata nell'epoca barocca, rimane un punto focale del paese, con la sua struttura a navata unica e i suoi altari ornati.

l’interno della cappella di Santa Reparata a navata unica e l’altare adornato

Edificio a pianta poligonale ad L in muratura di pietra a vista a corsi irregolari con copertura a due falde in tegole coppi di laterizio. La facciata principale Sud-Ovest è caratterizzata da un portale in pietra squadrata modanata sull'architrave, sormontato da una nicchia ad arco e da una finestra rettangolare, segnata sulla linea di gronda da un cornicione a romanelle (che corre anche sugli altri fronti) a creare un timpano triangolare con camapnile a ventola nell'estremità a Ovest. Altro portale architravato in pietra squadrata e modanata si apre sul fronte laterale Sud-Est, sormontato da un'asola e da una finestra




il monumento ai caduti del paese situato nel parco tra via Rocco e il Corso UmbertoI

Elenco dei caduti durante la seconda guerra mondiale

https://epigrafinascoste.blogspot.com




Gran parte delle vie del paese sono ben curate, con case ristrutturate o comunque ben messe. Sono poche infatti le case fatiscenti o abbandonate. Quando si cammina nel paese le persone ti scrutano quasi con aria sospetta, perché ovviamente in paese si conoscono tutti quanti.






Il parco è molto ampio anche se un po’ scoperto, sia come ombra per gli alberi che per i possibili venti invernali. Ad ogni molto è provvisto di tutti i giochi per i bambini oltre che degli attrezzi per gli esercizi fitness. Tra i pochi alberi e le panchine del parco ci sono alcune colonne che dovrebbero essere i ruderi di quello che “resta” della chiesa arcipetrale


















un racconto.. su Rotello (CB)

immagine AI sulle antiche case di Rotello per la macina delle olive

 

Nel cuore della regione del Molise, dove le montagne dolci si incontrano con le verdi colline, si trova un piccolo paese che porta il nome di Rotello. Sebbene oggi sembri un angolo tranquillo e isolato, un tempo questo paesino fu testimone di eventi che legarono il destino della sua terra a quello della potente Roma. Una storia di conquiste, di guerre e di lavoro nei campi che trasformò Rotello in una delle terre più preziose per l'Impero.

Era il IV secolo a.C. e Roma, giovane e ambiziosa, era nel pieno della sua espansione. Le sue legioni combattevano contro i Sanniti, un popolo fiero che abitava gran parte dell'Italia centrale, compreso il Molise. La zona che oggi conosciamo come Rotello faceva parte di quel territorio incontaminato, ricco di risorse naturali, ma anche oggetto delle mire espansionistiche dei Romani.

Le guerre tra Roma e i Sanniti furono dure e sanguinose, ma Roma, grazie alla sua organizzazione militare e alla determinazione del suo popolo, riuscì lentamente a prevalere. Le terre sannitiche, inclusa quella di Rotello, vennero gradualmente assoggettate, ma a differenza di altre regioni, qui la resistenza non fu mai particolarmente feroce. I Sanniti, comprendendo la potenza crescente dei Romani, optarono per una resa quasi pacifica. Rotello non subì devastazioni o distruzioni, ma piuttosto vide una sorta di "assimilazione" culturale e territoriale.

Dopo la conquista, i Romani si accorsero ben presto che la terra di Rotello aveva qualcosa di speciale. La zona era famosa per la sua terra fertile e ricca di acque sotterranee, che favoriva la crescita di piante e alberi da frutto. In particolare, gli ulivi di Rotello sembravano prosperare più che altrove. Ma non erano ulivi come quelli che si trovavano nelle altre regioni del Lazio o della Campania. Questi ulivi, piccoli ma robusti, producevano olive dal sapore unico, che i Romani presto riconobbero come una prelibatezza.

Fu un agronomo romano, un certo Lucius Fabius, che intuì il potenziale di queste terre e iniziò a fare esperimenti con diverse varietà di ulivi provenienti dal Tavoliere delle Puglie, una pianura fertile a pochi giorni di viaggio da Rotello. Iniziò a innestare ulivi locali con varietà più produttive e resistenti provenienti da altre zone. Il risultato fu sorprendente: il frutto di Rotello divenne una varietà d'olio particolarmente ricca di nutrienti, densa e saporita, perfetta per la cucina dei patrizi romani e per l'uso quotidiano dei soldati.

L'olio prodotto a Rotello non solo venne apprezzato per il suo sapore, ma anche per le sue proprietà benefiche. I soldati romani, impegnati nelle lunghe campagne militari, scoprirono che l'olio di Rotello dava loro una forza sorprendente. Durante le pause nelle marce forzate o negli accampamenti, l'olio veniva utilizzato per ammorbidire e insaporire il pane duro che i soldati mangiavano. Ma non solo: si racconta che le proprietà nutrienti e rigeneranti dell'olio di Rotello aiutassero a combattere la stanchezza e a dare vigore agli uomini, migliorando anche il loro umore e la loro resistenza fisica. Alcuni storici romani descrivono come i centurioni di Roma non andassero mai in battaglia senza un rifornimento di questo olio, essendo diventato quasi un simbolo di forza e vitalità.

Non solo i soldati, ma anche i patrizi di Roma apprezzarono quest'olio raro, tanto da farlo arrivare fino alla Città Eterna. Nei sontuosi banchetti delle ville patrizie, l'olio di Rotello divenne un ingrediente fondamentale, utilizzato non solo per cucinare ma anche come condimento per i piatti più raffinati. La sua bontà e l'inconfondibile sapore arricchivano ogni pietanza, tanto che molti cominciarono a chiedere l'origine di questa prelibatezza.

Fu in questo periodo che la piccola comunità di Rotello cominciò a essere chiamata "Rotellus", un nome che derivava dal diminutivo latino di "rota", che significa "ruota". Il termine venne scelto per un motivo particolare: nelle case dei contadini di Rotello, le ruote erano ovunque. Erano utilizzate per lavorare l'olio e per frangere le olive. Le piccole ruote, azionate a mano o con l'aiuto di animali, erano simbolo del duro lavoro che caratterizzava la vita quotidiana di quei tempi. Ma queste ruote non erano solo strumenti di fatica: erano anche simbolo di prosperità, grazie all'importanza dell'olio prodotto in quella terra.

Con il passare dei secoli, le terre di Rotello continuarono a essere sfruttate per la coltivazione degli ulivi, ma l'importanza del piccolo paese diminuì. Con l'arrivo delle invasioni barbariche e la caduta dell'Impero Romano, la produzione di olio in questa regione si ridusse, e il nome "Rotellus" cadde nell'oblio.

Tuttavia, la tradizione della coltivazione degli ulivi e della produzione di olio di qualità rimase viva nella memoria collettiva. Oggi, Rotello è una piccola realtà, ma continua a essere conosciuta per il suo olio, che, sebbene non più famoso come un tempo, conserva ancora il sapore e la ricchezza di un passato lontano. Le ruote, ormai scomparsi gli antichi frantoi, sono solo un ricordo, ma ogni oliva raccolta rappresenta un legame con quella storia di conquista, lavoro e tradizione che ha fatto di Rotello un angolo speciale nel cuore dell'Italia.

NOTA:
Si badi che tutte le ricostruzioni storiche portano l'origine del nome di Rotello da Lauritellus cioè terra di alloro. Io invece ho voluto fare un racconto facendo derivare il nome da rotellus (piccola ruota) perchè non solo è paradossale che una zona che produce olio venga chiamata col nome di un'altra pianta ma anche veritiero che già nell'antica roma si utilizzivano delle antiche ruote di pietra per la macina delle olive.

domenica 18 maggio 2025

Poesia su Rotello


Rotello, canto dell’alloro e dell’ulivo

Tra i colli dove il Fortore alza il fiato
e la piana molisana si distende,
sorge Rotello, in cerchio consacrato
dal tempo, al centro d’un silenzio che splende.

Qui l’alloro, fecondo di divino,
fu benedetto da mani immortali,
quando i Greci, seguendo il loro destino,
videro in queste zolle segni astrali.

Apollo, errante tra le brezze chiare,
vide il paese e se ne innamorò.
Dal cuore d’un vulcano fece colare
una lava che l’ulivo generò.

Così nacque la terra degli dèi,
dei contadini chini sul mattino,
e di guerrieri che, lontano ormai,
portarono l’olio in ogni cammino.

Alloro e ulivo, sacro gemellaggio,
dono del sole e del fuoco profondo,
sorsero un giorno in questo paesaggio,
e un paese rotondo nacque al mondo.

 

versi scritti il 18 maggio 2025
by MoliseHorizon

G.R.

© 2025 MoliseHorizon Tutti i diritti riservati

 

martedì 13 maggio 2025

📷 Foto di Rotello [CB] (maggio 2025)

 

 

vista del paese dalla superstrada per varie direzioni

Il piccolo comune di Rotello si trova a circa 30 chilometri a nord-est di Campobasso, in provincia di Campobasso. Conta circa 1.190 abitanti, chiamati Rotellesi.

Il piccolo centro sorge in posizione strategica tra i fiumi Fortore e Trigno, a breve distanza dalla costa adriatica, su colline coltivate a ulivi di varietà che producono un rinomato olio extravergine di oliva. Dal 1994 il comune fa parte dell'associazione "Le città dell'olivo".

Esistono diverse ipotesi sull'origine del nome della comunità di Rotello. Secondo la maggior parte degli storici, il nome deriva dal latino "Lauritellus", terra dell'alloro.

Fondata dai Normanni a metà del XII secolo con il nome di Loritello, fu a lungo un centro molisano di grande importanza. Il nome Rotello è strettamente legato a quello dei Conti Normanni di Loritello. In epoca angioina, la comunità fu assegnata alla famiglia D'Alemagna, a cui seguirono i Sanframondo nel XIV secolo e i Boccapianola nel XV secolo. Quest'ultima famiglia tenne Rotello fino al 1792, quando fu annessa ai territori regi.

Il centro storico conserva le caratteristiche del borgo medievale, con case disposte a schiera, separate da strette vie, tutte convergenti nella piazza principale, dove un tempo sorgeva la chiesa più maestosa del paese, oggi scomparsa. Imponente e imponente, il Palazzo Colavecchio domina il centro storico di Rotello. Un antico arco in pietra, attraverso il quale i turisti possono raggiungere la fortezza medievale di Loritello, è ancora oggi una delle vie d'accesso al borgo medievale.

 

vista del paese


via del paese verso il mare



corso Umbero I con la fontana a Statua


In largo 6 Agosto del centro abitato nel 1949, per volontà dell’Amministrazione comunale presieduta dal Sindaco Domenico Petrini, fu costruita un’imponente fontana, denominata “Fontana Maggiore”, da cui la collettività contadina dell’epoca attingeva acqua freschissima proveniente da una ricca sorgente locale. L’opera, realizzata interamente in bronzo, è alta circa 3,50 metri ed è costituita da un basamento centrale che poggia su un piedistallo di marmo alto circa 20 centimetri. Sui lati est – ovest del basamento bronzeo sono stampati due mascheroni a forma di teste di diavoli, dalle cui bocche spuntano due cannelle che sgorgano acqua per tutte le 24 ore del giorno e che soprattutto d’estate offrono ristoro ai villeggianti e agli emigranti che tornano numerosi al paese natio in occasione della festa patronale del 7 agosto. Sugli altri due lati del basamento sono impressi ornamenti floreali e cerealicoli che, alternati ai mascheroni, alleggeriscono il tutto. Sulla sommità del basamento centrale è posta la statua di Cerere, dea dei campi, delle messi e della fertilità, a simboleggiare la forte prevalenza, a quell’epoca, dell’attività agricola sulle altre attività locali.


le case in fondo a Corso Umberto I


Corso Umbero I nella direzione dei locali e del parco

Come si vede dalle foto, le case del paese - sopratutto quelle del corso e quindi del centro - sono particolarmente colorate. Può risultare che il paese sia deserto o poco abitato ma in realtà ho visitato e scattato le foto a ora di pranzo; c'èra qualche sporadica persona che per ragioni di perfezionismo fotografico non ho voluto includere


Chiesa di Santa Maria degli Angeli 

La primitiva chiesa di S. Maria degli Angeli, in stile romanico, si trovava in Largo della Vecchia Chiesa. Successivamente il vescovo Tria, nella sua opera di ricostruzione del patrimonio ecclesiastico, ne volle una nuova, in quanto quella che trovò era angusta, oscura, senza coro e sagrestia. Per questo progetto fu utilizzato il sito occupato dalla diruta chiesa dell’Annunziata e del vecchio Ospedale. I lavori iniziarono nel 1728 e terminarono nel 1744.

La chiesa ha un classico stile barocco, sobrio per gli esterni e monumentale per gli interni, che sono divisi in tre navate. Nel 1888 fu restaurata e decorata con affreschi. Nella sagrestia è custodita la statua del patrono S. Donato, che prima si trovava nella Chiesa di Verticchio. Nel 1962 a seguito dell’abbattimento della facciata originaria è stato eliminato l’orologio pubblico.

La struttura portante è composta da un sistema di arconi che sostengono la navata principale e le navate laterali, oltre agli archi principali che sostengono la cupola. Sia la volta a botte lunettata dell’aula che le volte sul transetto e sul presbiterio, che la cupola sono realizzate in mattoni pieni disposti in foglio. La copertura è a due falde inclinate con struttura portante costituita da capriate e struttura secondaria in legno. Le muratura delle pareti dell’aula è in pietra sbozzata; la torre campanaria è ubicata all’interno della struttura principale, sulla destra del presbiterio. La struttura di copertura della cupola è a pianta ottagonale, ubicata nella parte centrale del transetto. La facciata, tripartita da due lesene in pietra, a volute capovolte in corrispondenza delle navate laterali, presenta tre portali, uno per ogni navata

L'ex chiesa di San Rocco

Dalla facciata esterna questa chiesa sembra, oltre che antichissima, anche fatiscente. In realtà la struttura è stata ristrutturata nel 2019 per inserirci all'interno un teatro/auditorium. Cosi questa è ormai un ex chiesa.

Comunque per citare qualche rigo di storia di questa chiesa, che comunque durante i secoli è stata in granparte sempre inutilizzata e abbandonata...  

La chiesa di S. Rocco fu fondata nel 1648 come ex-voto dopo la grave ondata di peste del 1646-48. Dopo la caduta della Congrega della Buona Morte in cui  aveva stabilito la sua sede, la chiesa fu abbandonata. Nel 1913 fu restaurata e l’anno seguente fu riaperta al culto.


parco pubblico con giochi per i bambini

Fontana del Parco pubblico vicino al corso

Il parco pubblico di Rotello è molto ampio e si trova affianco a Corso Umberto I e quindi facilmente accessibile. Sono presenti numerosi e vari tipi di alberi che durante l'estate possono offire un discreto riparo dal sole. Oltre ad una fonatana circolare sono presenti giochi per bambini come altalene, scivoli e girelli. Il parco è in buone condizioni oltre che anche perfettamente pulito, cosa non scontata visto che proprio recentemente sono usciti alcuni articoli secondo i iquali il parco è stato ripulito da kili di mozziconi di sigaretta e da plastica abbandonata.
primonumero.it parco di rotello ripulito

monumento ai caduti del paese

Nel 1928 il regio Podestà, Dott. Giuseppe Pangia, fece costruire nella parte antica dell’attuale villa comunale un monumento in omaggio ai caduti della prima guerra mondiale. L’opera è costituita da una base di marmo, alta circa 2,50 metri, sulla quale si erge una statua di bronzo con due figure: una figura femminile, in piedi, che rappresenta la Patria, stringe nella mano sinistra una lancia con scudo e con la destra cinge le spalle di un soldato inginocchiato ai suoi piedi, che cerca (e trova) rifugio e protezione in Lei.
Sulla parte centrale del basamento marmoreo prospiciente la strada (viale IV Novembre) sono riportati i nomi dei caduti rotellesi della prima guerra mondiale.
Proprio sopra ai nomi dei predetti caduti è collocata una grossa targa di bronzo su cui  è scritto: “Rotello ai suoi caduti. MCMXXVIII”.
Negli anni ’50, l’Amministrazione comunale fece scrivere, nella parte bassa del basamento marmoreo, i nomi dei caduti rotellesi della seconda guerra mondiale.
Ogni anno, il 4 novembre, alla presenza delle massime autorità civili, militari e religiose, in occasione della celebrazione della “Festa dell’Unità Nazionale” e della “Giornata delle Forze Armate”, viene depositata una corona di alloro ai piedi del Monumento ai caduti di tutte le guerre a conclusione di un intervento commemorativo delle stesse autorità.

una fontanella tra i vicoli delle case

una via del paese

una via del paese con la fermata del pulman

La tradizione di Rotello nella produzione di olio d'oliva è secolare, ma ancora attuale. Le zone rurali di Rotello hanno addirittura dato il nome a due ecotipi di olio d'oliva, riconosciuti fin dall'epoca romana: la "Rosciola di Rotello" e la "Cellina di Rotello".

Da molte generazioni esiste un olio d'oliva di eccellente qualità. Questa qualità è dovuta al rispetto delle antiche tradizioni, in particolare alla cura degli ulivi, coltivati ​​con procedure semplici, pochi interventi invasivi, in armonia con il tempo e il ritmo delle stagioni. Gli abitanti di Rotello attribuiscono questa qualità a un processo produttivo che si avvale dell'esperienza radicata dei Rotellesi, che prestano particolare attenzione alle fasi della raccolta. 

un trattore parcheggiato tra le case

 


lunedì 12 maggio 2025

un racconto.. su Provvidenti (CB) sulla leggenda di Annibale...

racconto creato sulla leggenda seccondo la quale Annibale Barca nel III secolo a.C. distrussse il granaio su cui sorgeva il paese di Provvidenti nella battaglia contro Scipione l'africano



La Leggenda di Annibale a Provvidentiae

Nel cuore dell’Italia antica, dove le colline si alzavano come guardiani silenziosi e i fiumi serpeggiavano come serpenti tra le terre, c’era un piccolo villaggio nascosto nel verde dell’entroterra, chiamato Provvidentiae. La sua fama era legata alla sua terra fertile, dove il grano cresceva rigoglioso, raccolto con mano esperta dai contadini, e il vento sussurrava alle messi come una benedizione. Si diceva che il nome del paese derivasse dalla "provvidenza" degli Dei che, ogni anno, donavano abbondanza e prosperità a chi lavorava la terra.

Ma quella terra, che da sempre era un rifugio di pace e lavoro, si sarebbe trovata al centro di una delle più grandi tragedie della storia, che il popolo ancora ricorda nelle leggende.



La Strada di Annibale

Era l’anno 216 a.C. e l'eco delle guerre puniche rimbalzava tra le mura di tutte le città italiche. Annibale Barca, il grande condottiero cartaginese, aveva appena inflitto ai romani la terribile sconfitta di Cannae. Dopo quella battaglia, l’Italia sembrava ormai spaccata in due, con il sud che si rivoltava sotto il giogo di Cartagine. Annibale, consapevole della sua forza ma anche delle insidie che il territorio romano nascondeva, sapeva che avrebbe dovuto consolidare il suo potere. Così, a metà della campagna, egli decise di fermarsi a Provvidentiae, un angolo di terra che, sebbene piccolo, offriva uno strategico punto di osservazione.

Le voci narrano che fu proprio qui, tra le colline verdi e le distese di grano, che Annibale scelse di costruire un castrum, un accampamento militare che si ergeva fiero sul Colle Crocione, a breve distanza dal monte Canne. Da quel colle, il comandante cartaginese avrebbe potuto osservare i movimenti dei romani senza che questi potessero sospettare la sua presenza. Il paesaggio, protetto dalle colline circostanti, sembrava ideale per un piano che doveva restare segreto.



Il Castrum sul Colle Crocione

Nonostante la bellezza del luogo, l’arrivo delle forze cartaginesi portò con sé una tempesta di distruzione. Annibale, deciso a mettere al sicuro il suo esercito e a non lasciare nulla al caso, ordinò la costruzione di un secondo accampamento fortificato, robusto e imponente. Il castrum sorse in pochi giorni, una cittadella di legno e pietra, circondata da mura alte e protette da trincee. Le legioni cartaginesi si accamparono, i cavalli nitrissero al galoppo, e il rumore degli attrezzi da guerra riempì l’aria.

Ma la costruzione del nuovo accampamento ebbe un altro scopo, più oscuro. Annibale, che conosceva ogni angolo del territorio, non voleva che il suo esercito fosse mai minacciato da un possibile contrattacco romano. Così, ordinò di distruggere il vecchio abitato di Gerione, l’antica città italica che un tempo aveva dato vita a Provvidentiae. La città, che era stata la culla della civiltà locale, scomparve sotto le mani distruttrici dei cartaginesi. Le case furono abbattute, i templi sacri vennero rasi al suolo, e le strade, un tempo piene di vita, furono ridotte a cumuli di macerie.

Le leggende raccontano che la distruzione di Gerione non fu solo una mossa strategica, ma anche una risposta alla resistenza che il popolo locale aveva mostrato nei confronti della presenza cartaginese. Annibale, furioso per la resistenza degli italici, decise che il villaggio avrebbe pagato un prezzo alto. Così, mentre il castrum sorgeva sul Colle Crocione, la città originaria di Gerione svaniva nel nulla, inghiottita dalla storia.

by MoliseHorizon

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domenica 11 maggio 2025

Poesia su Provvidenti (Molise)



 

 

 

 

 

Nel paese dove regna la Provvidenza

Nel grembo della terra, dove il vento
sussurra al grano storie d’antichi Dei,
vive un paese, il più piccolo, lento,
celato dietro colline e sentieri.

Le strade ci arrivano rotte, incerte,
passano altri borghi, poi si fan silenzio,
e come un segreto stretto tra le verte,
eccolo, quieto, nel suo tempo denso.

Tre strade grandi, poi vicoli stretti,
case vicine, quasi abbracciate,
nessuna persa nel sonno dei tetti,
ma vive ancora, seppur isolate.

La campagna attorno non ha padrone,
solo il contadino, umile e lontano,
che lascia impronte di dedizione
su campi che il vento carezza piano.

Nessun negozio, nessuna vetrina,
solo domande appese all’aria fina:
come si vive qui, di cosa si campa?
Si va a monte e un pò a valle, con speranza.

Il municipio? Non alza la voce,
si nasconde tra case, quasi per gioco —
se non fosse per quello stemma in croce,
sarebbe una casa come ogni poco.

E la chiesa… Santa Maria della Libera,
si staglia fiera sul corso, immobile,
la sua scalinata — lieve chimera —
sembra portare a un cielo possibile.

 

versi scritti l'11 maggio 2025
by MoliseHorizon

G.R.

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